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Scuola on line: Introduzione allo studio della Bibbia

Gli insegnamenti di Don Giovanni Boggio (Biblista)

Gli insegnamenti di Don Giovanni Boggio (Biblista)

giovedì 20 gennaio 2011

8. Le Lingue della Bibbia (Alle radici della nostra fede)

Il racconto della “torre di Babele” ha la sua origine proprio nella Bibbia. Da quell’episodio viene fatta derivare la confusione delle lingue, che avrebbe portato con sé l’incomprensione tra gli uomini e di conseguenza anche le lotte e le guerre sanguinose. Gli studiosi  affermano che l’etimologia che spiega il nome “Babele” come equivalente a “confusione” non è accettabile. Ma l’uso popolare ormai si è impossessato della parola, e la nostra tradizione linguistica lo ha ormai legato a quel significato peggiorativo.
Anche la Bibbia è una vittima della molteplicità delle lingue, con tutti i guai che ne derivano per la comprensione delle sue pagine....
I testi  biblici, come ci sono giunti dall’antichità,  sono stati scritti in tre lingue: ebraico, aramaico e greco.
Qui sorge la prima difficoltà ad andare d’accordo, tra quelli che considerano la Bibbia un libro sacro. Gli Ebrei ritengono sacri solo i testi scritti in lingua ebraica o aramaica. Noi Cristiani consideriamo sacri anche i libri che ci sono giunti in lingua greca. Tra questi comprendiamo, naturalmente, quello che chiamiamo Nuovo Testamento, ma anche alcuni libri che appartengono all’Antico Testamento, non considerati sacri dagli Ebrei, proprio perché scritti in greco. Questa divisione si è poi riproposta anche tra i Cristiani in seguito alla Riforma protestante. Oggi le confessioni protestanti accettano come libri sacri dell’Antico Testamento solo quelli riconosciuti dagli Ebrei.
Messo da parte (ma non risolto) questo primo ostacolo, si presenta subito la difficoltà di capire queste lingue antiche, così diverse dalle nostre. Incominciamo dal modo di scrivere l’ebraico. Anticamente si scrivevano solo le consonanti, mentre le vocali erano certamente pronunciate, ma non erano riportate nello scritto. Questo sistema è usato anche per l’ebraico moderno. Chi lo conosce bene, afferma che così è  più facile leggere, oltre che essere più veloce anche la scrittura. Il senso esatto delle singole parole dipende comunque dal contesto. Altra difficoltà deriva dall’uso di scrivere le parole tutte di seguito, senza segni di interpunzione o di stacco tra una parola e l’altra.
Ci sono poi difficoltà dovute alla grammatica e alla sintassi molto diverse dalle nostre, soprattutto nel significato dei verbi che non hanno forme corrispondenti alle nostre per indicare i vari tempi e modi.
Anche la lingua greca presenta caratteristiche in parte analoghe a quelle dell’ebraico, pur avendo un alfabeto che comprende anche le vocali e molto diverso nell’indicare i vari segni. Anche la grammatica e la sintassi greca, benché molto più conosciute dell’ebraico nei nostri ambienti culturali, e più vicine alla nostra lingua, possono nascondere dei tranelli per l’esatta comprensione dei testi antichi.
A ciò si aggiunga la difficoltà di ricostruire i testi originali dei libri biblici, che sono giunti a noi in migliaia di copie, per lo più limitate a qualche parte, e con differenze nella trascrizione dei testi.
A questo punto forse qualcuno si chiederà: ma allora come facciamo a sapere che cosa sta scritto nella Bibbia? Posso rassicurare i lettori: nessun libro antico è stato tanto studiato quanto la Bibbia da generazioni di appassionati che vi hanno dedicato tutta la loro vita per darci un testo sicuro e delle traduzioni sempre più fedeli e corrispondenti al significato originale. Oggi poi, con la conoscenza sempre più ampia del mondo antico, possiamo comprendere le pagine della Sacra Scrittura in modo molto vicino a come le capivano i primi ascoltatori. L’unica differenza è che essi capivano al volo quelle parole perché anch’essi parlavano così, noi invece dobbiamo studiare! E questo ci costa tempo e fatica, che non sempre siamo disposti a dare allo studio della Bibbia.

Don Giovanni Boggio (Biblista)


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