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Scuola on line: Introduzione allo studio della Bibbia

Gli insegnamenti di Don Giovanni Boggio (Biblista)

Gli insegnamenti di Don Giovanni Boggio (Biblista)

giovedì 20 gennaio 2011

3. Tremila anni fa (Alle radici della nostra fede)

Nella Bibbia dobbiamo distinguere bene i fatti e i personaggi, dai racconti  che li ricordano. I primi risalgono, a volte, ad epoche remotissime, addirittura fino all’origine del mondo e dell’umanità; i secondi, cioè i racconti, nascono dopo i fatti narrati, spesso a molti anni o addirittura secoli o millenni di distanza. La Bibbia raccoglie i ricordi di epoche lontane come erano conosciuti da un popolo che si è affacciato piuttosto di recente alla ribalta della storia: gli Ebrei.
Prima del popolo ebraico l’umanità aveva
già vissuto centinaia di migliaia di anni. Si erano succeduti imperi grandiosi che avevano sviluppato lentamente delle civiltà che ancora ci stupiscono. Anche solo limitandoci all’area del Vicino Oriente (Egitto, Palestina, Siria, Iraq, Iran, Turchia) conosciamo una serie di grandi potenze militari e di culture molto avanzate, per quell’epoca.
Gli Ebrei fanno risalire gli inizi della loro storia alle vicende di una piccola famiglia di nomadi che lentamente si è accresciuta vivendo in mezzo a popolazioni diverse, dalle quali ha assorbito usi e costumi, lingua e cultura e con le quali si è confrontata per una religione diversa per molti contenuti, ma simile per usanze rituali e comportamenti esterni.
Ecco perché nella Bibbia troviamo elementi comuni con i libri di altri popoli. Ciò è dovuto ai rapporti stretti (non sempre amichevoli) che intercorrevano tra Ebrei e popolazioni con le quali venivano a contatto.

In che modo comunichiamo tra noi?
Il nostro modo di comunicare non avviene soltanto attraverso le parole, ma anche attraverso segni, gesti, immagini, ammiccamenti, silenzi... Quasi tutti questi linguaggi sono largamente convenzionali. In altre parole, ci siamo messi d’accordo che quel suono indica quella cosa o quell’azione, che quel segno si riferisce ad un’altra cosa, che un determinato gesto significa qualcos’altro. Per esempio, per noi muovere la testa in giù indica che siamo d’accordo con chi ci parla, cioè indica la risposta affermativa. Se invece muoviamo la testa orizzontalmente da destra a sinistra alternativamente, vuol dire che non siamo d’accordo: diciamo “no”. Ma in altri paesi, anche in Italia, il “no” è indicato con il movimento della testa dal basso verso l’alto, e sarebbe l’esatto contrario del movimento che indica il “sì”.
Il modo di comunicare degli antichi non corrisponde sempre al nostro. In particolare i popoli orientali amavano esprimersi attraverso immagini molto colorite, e questa abitudine continua anche oggi. Dalla (prima?) guerra del Golfo è diventato comune anche tra noi l’uso della parola “madre” per indicare la più importante di una serie di cose o di avvenimenti. Allora si parlava di “madre di tutte le battaglie” e poi si è applicata l’espressione a molte altre realtà della vita quotidiana.
La Bibbia è stata scritta da popolazioni orientali e quindi abbonda di espressioni che comunicano il pensiero attraverso immagini legate all’ambiente storico, geografico, culturale, sociale di epoche lontane da noi nel tempo e nei gusti letterari. Per avvicinarci al Libro Sacro è richiesto a noi lo sforzo di entrare in un sistema di comunicazione diverso dal nostro.
    Ma ne vale la pena perché è attraverso quel linguaggio che Dio continua a comunicarci la sua volontà.

Don Giovanni Boggio (Biblista)

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