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Scuola on line: Introduzione allo studio della Bibbia

Gli insegnamenti di Don Giovanni Boggio (Biblista)

Gli insegnamenti di Don Giovanni Boggio (Biblista)

giovedì 16 giugno 2016

"NON PRIVARTI DI UN GIORNO FELICE!"


LA  BIBBIA  AUGURA: BUON  APPETITO!

 In vista della preparazione dell’incontro conclusivo del corso sul Siracide, ho voluto verificare il suo pensiero sulle feste e in particolare sui banchetti. Avevo commentato ampiamente i testi durante gli incontri ma ho pensato che confezionando uno “spiedino” apposito forse sarebbe risultata più evidente l’inadeguatezza del metodo esegetico che, selezionando e filtrando i testi biblici attribuisce alla bibbia insegnamenti che in realtà le sono estranei.
     Ed allora, infilzando il primo bocconcino tanto appetitoso quanto boicottato e ignorato dall’esegesi penitenziale imperante, ho colto il primo fiore che presenta la caratteristica tutt’altro che trascurabile, di non limitarsi all’ambito culinario-conviviale, ma di abbracciare tutti gli aspetti gradevoli della vita.

Dio vuole vederci felici

11Figlio, per quanto ti è possibile, tràttati bene […]
14Non privarti di un giorno felice,
non ti sfugga nulla di un legittimo desiderio.
16Regala e accetta regali, e divèrtiti,
                     (Siracide 14,11a.14.16a)

21Non darti in balìa della tristezza
e non tormentarti con i tuoi pensieri.
22La gioia del cuore è la vita dell’uomo,
l’allegria dell’uomo è lunga vita.
23Distraiti e consola il tuo cuore,
tieni lontana la profonda tristezza, […]
                     (Sir 30,21-23a).

Dopo questa premessa programmatica, splendente come il sole (cf Sir 43,2), è stato facile inserire le esortazioni a godere i piaceri di una tavola riccamente imbandita e condivisa con amici. La loro presenza esige un comportamento educato e il rispetto di norme che garantiscono la gioia di trovarsi in una compagnia rallegrata anche da musiche e canti. Affiora con insistenza il tema dell’autocontrollo visto in prospettiva personalistica, cioè come esaltazione della libertà individuale, motivo di ammirazione da parte di tutti. Manca ogni riferimento ad argomenti penitenziali o a rinunce ascetiche.

           12Sei seduto davanti a una tavola sontuosa?
Non spalancare verso di essa la tua bocca
e non dire: «Che abbondanza qua sopra!».
14Non tendere la mano dove un altro volge lo sguardo
e non precipitarti sul piatto insieme con lui.
15A partire da te intendi i desideri del tuo prossimo
e su ogni cosa rifletti.
16Mangia da uomo frugale ciò che ti è posto dinanzi,
non masticare con voracità per non renderti odioso.
17Sii il primo a smettere per educazione,
non essere ingordo per non incorrere nel disprezzo.
18Se siedi tra molti invitati,
non essere il primo a tendere la mano.
19Per un uomo educato il poco è sufficiente;
quando si corica non respira con affanno.
20Il sonno è salubre se lo stomaco è regolato,
al mattino ci si alza e si è padroni di sé.
Il tormento dell’insonnia e della nausea
e la colica accompagnano l’uomo ingordo.
21Se sei stato forzato a eccedere nei cibi,
àlzati, va’ a vomitare e ti sentirai sollevato.
22Ascoltami, figlio, e non disprezzarmi,
alla fine troverai vere le mie parole.
In tutte le tue opere sii diligente
e nessuna malattia ti coglierà.
23Molti lodano chi è sontuoso nei banchetti,
e la testimonianza della sua munificenza è degna di fede.
24La città mormora di chi è tirchio nel banchetto,
e la testimonianza della sua avarizia è esatta.
                     (Sir 31,12.14-24).
 
È sorprendente il richiamo alla sobrietà motivata da considerazioni molto realistiche: gli eccessi danneggiano la salute e comunicano un’immagine negativa della persona, sia quando esagera nella prodigalità e sia quando cede ai suggerimenti dettati dalla tirchieria. Il rispetto e la stima verso il piacere si spingono fino a giustificare un cedimento alla cultura “epicurea” quando sia imposta da circostanze particolari. Anche in questo caso, l’intervento liberatorio è dettato dal desiderio di raddoppiare la durata del piacere evitando al contempo gli effetti dolorosi causati dall’ingordigia (v. 27).
Non poteva mancare un “inno al vino” che affonda le radici in una tradizione millenaria costante nella sua ambivalenza di effetti. L’ebbrezza sembra proiettare l’uomo nel mondo stesso della divinità concedendogli di condividere per qualche istante la beatitudine assoluta, Ma può precipitare l’incauto consumatore nel baratro profondo dell’aberrazione totale.  

 27Il vino è come la vita per gli uomini,
purché tu lo beva con misura.
Che vita è quella dove manca il vino?
Fin dall’inizio è stato creato per la gioia degli uomini.
28Allegria del cuore e gioia dell’anima
è il vino bevuto a tempo e a misura.
31Durante un banchetto non rimproverare il vicino,
non deriderlo nella sua allegria.
Non dirgli parole di biasimo
e non affliggerlo chiedendogli quanto ti deve.
                     (Sir 31,27-28.31).

L’euforia alimentata dal vino non deve diventare l’occasione per rivendicare i propri diritti turbando la serenità dei commensali. Il tocco finale che garantisce la riuscita di un banchetto è la musica. Per il Siracide non è un elemento di contorno ma è considerata parte integrante che non deve essere disturbata da chiacchiere inutili anche se fatte passare come discussioni impegnative di gente importante. Sono fuori luogo, e basta! 

4Quando c’è un’esecuzione non effonderti in chiacchiere,
e non fare il sapiente fuori tempo.
5Sigillo di rubino su ornamento d’oro
è un concerto musicale in un banchetto.
6Sigillo di smeraldo in una guarnizione d’oro
è la melodia dei canti unita alla dolcezza del vino.
                     (Sir 32,4-6)

    Messaggio conclusivo agli insaziabili. Tutti i testi raccolti nello “spiedino” sono animati da un atteggiamento di equilibrio che ha il fondamento nel dominio (non nella repressione!) degli istinti naturali tendenti a raggiungere la felicità. Il realismo con cui il Siracide guarda la vita con atteggiamento disincantato lo porta a riconoscere la diversità delle risposte date dagli uomini alle provocazioni, sostanzialmente identiche, a cui tutti siamo sottoposti. Ecco allora l’esortazione finale rivolta a chi, pur avendo partecipato ad una grande festa, non è ancora sazio e vuole fare “le ore piccole”  (vale ancora questa espressione con i cambiamenti di orari imposti dalle varie “movide”?). “Se vuoi ancora divertirti – suggerisce il Siracide – continua pure la festa, ma a casa tua”. Libertà totale, a patto che tu sappia essere responsabile delle tue azioni e non le voglia imporre a tutti gli altri. Diventeresti arrogante, con il rischio di non essere più invitato da nessuno (mi permetto di aggiungere). 

11All’ora stabilita àlzati e non restare per ultimo,
corri a casa e non indugiare.
12Là divèrtiti e fa’ quello che ti piace,
ma non peccare con parole arroganti.
13Per tutto ciò benedici chi ti ha creato,
chi ti colma dei suoi benefici.
                     (Sir 32,11-13)

Lasciamo la conclusione a Gesù.
Potrei aggiungere altri bocconcini sullo stesso tema, prelevati qua e là da diversi passi della Bibbia, ma ho scelto di fermarmi al Siracide, in coerenza con quanto abbiamo visto nel corso dell’anno appena concluso.
Mi si passi solo il riferimento ad una definizione che Gesù dà di se stesso, riprendendo quanto la gente diceva di lui: “È un mangione e un beone!” (Matteo 11,19). Gesù non la respinge perché effettivamente nella sua vita prendeva parte ad incontri conviviali a cui partecipavano personaggi diciamo, discutibili. E lo faceva perché la riteneva una cosa normale, vissuta come opportunità offertagli da Dio di condividere il suo grande dono con i fratelli.
In un prossimo post cercherò di confezionare un altro spiedino nel quale si presentano altri punti di vista che possono sembrare in contrasto con questo.
Ma si tratta di contrasto o di complementarietà?