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Scuola on line: Introduzione allo studio della Bibbia

Gli insegnamenti di Don Giovanni Boggio (Biblista)

Gli insegnamenti di Don Giovanni Boggio (Biblista)

giovedì 20 gennaio 2011

1. Alle radici della nostra fede

Parlando con diverse persone che frequentano le nostre chiese, capita sempre più spesso di sentire una richiesta insistente: «Fateci conoscere i fondamenti della nostra fede!».
È una domanda stimolata a volte da trasmissioni televisive, che affrontano problemi religiosi con la superficialità inevitabile in eventi massmediali, rivolti al grande pubblico con l’intento di catturare l’attenzione e di fare “audience”. Anche i giornali e i settimanali presentano
 inchieste sull’attualità religiosa o su fatti del passato che hanno coinvolto la Chiesa, suscitando dubbi o interrogativi che spesso trovano impreparati non solo i “cristiani della domenica” ma anche quelli più impegnati in associazioni e movimenti ecclesiali.
Ultimamente si è aggiunto un altro motivo di riflessione causato dal confronto-scontro con la realtà islamica che pone delle domande con la sua stessa presenza, senza bisogno di esprimersi con interrogativi espliciti.
In breve, oggi si sente sempre più viva la necessità di conoscere a fondo i motivi per cui siamo cristiani. Non è più sufficiente essere stati battezzati per considerarsi cristiani. In passato ci si accontentava di un’infarinatura di catechismo, di risposte preconfezionate imparate a memoria ma che non incidevano nelle scelte di vita.
Oggi sentiamo urgente il bisogno di capire, di renderci conto personalmente del perché si dicono e si fanno certe cose. Non basta più sapere che “l’ha detto il parroco” oppure il Papa, per convincerci a fare o non fare, a dire o non dire, a credere o no a quanto insegna la Chiesa.

Siamo devoti di san Tommaso

Potremmo quasi considerarci tutti “devoti di san Tommaso”, quello di cui parla il vangelo, quello che ha preteso di vedere e toccare per poter credere. Credo che oggi questo atteggiamento sia diventato doveroso, se non è dettato da presunzione ma da un desiderio sincero di conoscere quali sono le radici della nostra fede.

È ormai convinzione abbastanza diffusa che la fede cristiana è fondata sulla Bibbia. Ma quando chiediamo quanti l’hanno letta, riceviamo risposte sconfortanti. Mi raccontava un insegnante di religione, che nessuno dei suoi alunni aveva in casa una Bibbia completa; qualcuno aveva solo il Vangelo, ma pochi lo avevano letto.
ePer non scoraggiarci del tutto, bisogna tener presenti recenti inchieste, che hanno rilevato la bassissima percentuale di italiani che leggono libri. In una cultura così trascurata non meraviglia che la Bibbia sia quasi del tutto sconosciuta, viste le difficoltà oggettive che la sua lettura comporta.Un altro elemento negativo è che molti sono convinti di conoscere la Bibbia perché ricordano alcune storie bibliche, sentite raccontare da bambini. Purtroppo anche una cosiddetta cultura laica continua a ripetere degli stereotipi che non hanno niente da spartire con quanto è scritto veramente nella Bibbia. Quanti sono convinti che la Bibbia parli della famosa mela di Eva, o delle muraglie di acqua in mezzo alle quali sono passati gli Ebrei nel Mar Rosso, o degli angeli con le ali che svolazzavano, a volte allegri e più spesso corrucciati, in mezzo agli uomini, o della cometa o dei tre re magi o di altri particolari del genere.

Se fondiamo la nostra fede su storie di questo tipo, non solo facciamo un torto alla Bibbia, ma riduciamo la fede stessa ad una favola ridicola. Se vogliamo essere persone serie non possiamo liquidare la Bibbia come se fosse un libro di favole per bambini, senza nemmeno conoscerla in modo diretto. Non sarebbe un’operazione seria e nemmeno onesta.
Diversi lettori della nostra rivista, ci hanno chiesto di aiutarli a capire come si deve leggere il libro nel quale affonda le sue radici non solo la fede cristiana, ma anche quella ebraica e, in qualche misura, pure quella islamica.
È un’impresa ardua, sia per le difficoltà oggettive che presenta, sia soprattutto per i limiti imposti da una pubblicazione quindicinale. A voler essere ottimisti abbiamo a disposizione una quindicina di numeri in un anno. A quanti interrogativi è possibile rispondere in modo abbastanza soddisfacente?
Nonostante le ristrettezze di tempo e di spazio abbiamo accettato la sfida, contando sull’interesse dei lettori, sulla loro comprensione e soprattutto sull’assistenza di Chi è il primo responsabile di tutta la Bibbia e cioè quello Spirito di Dio che l’ha ispirata e che continua a garantirne la verità, a patto che la si legga “come Dio vuole” cioè con fede e con intelligenza.

Don Giovanni Boggio (Biblista)

6 commenti:

  1. Don Giovanni,
    Ho tradotto in fretta e non lo ho ancora corretto i suoi articoli di "alle radici della fede", ci serviranno perché cosí i catechisti avranno una chiara infarinatura de base e poi comincieranno a chiedere corsi di approfondimento. Sono articoli chiari, sempre bene spiegati, con esempi che convincono. Quando li ho letti mi sono convinto che bisognava tradurli e che ci aiuterebbero, a qualche giovane passeremmo il libretto, i catechisti li leggerenno insieme e cosí faremmo strada...
    I nostri giovani la leggono spesso.
    Grazie Don Giovanni per i suoi articoli. Memento.

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  2. A Mario
    Grazie per le belle parole e complimenti per aver subito tradotto in spagnolo gli articoli del blog. Il linguaggio che ho scelto è volutamente semplice per rispondere alle domande ricorreti che la gente comune pone sulla Bibbia. Riporto alcune frasi del card. Ravasi che esortano a servirsi di internet per far conoscere la parola di Dio.
    ''E' importante fare conoscere la Bibbia. Anche utilizzando gli strumenti comunicativi dei giovani: come Twitter, i siti Internet. Per questo di recente ho organizzato a Roma, in Vaticano, un incontro con i blogger, da tutto il mondo''. Lo ha detto il cardinale Gianfranco Ravasi, che guida il Pontificio Consiglio della Cultura, la Pontificia Commissione per i Beni Culturali della Chiesa e la Pontificia Commissione di Archeologia Sacra. Leggere la Bibbia ha senso soprattutto oggi, anche per un non credente. Viviamo in tempi di superficialita', approssimazione e, quel che e' peggio, d'indifferenza, la grande malattia trionfante odierna. La Bibbia e' la stella polare della nostra cultura''. ''Un grande testo etico ma anche estetico -ha proseguito il cardinale- perche' e' scritto benissimo. Ci sono le vicissitudini dell'uomo, l'amore, la guerra, la fratellanza, la poesie, il riso e le lacrime. Noi possiamo non osservarne gli insegnamenti, ma ci indica un senso, una storia. Aiuta a diradare la nebbia in cui viviamo''

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  3. Grazie.
    Complimenti per gli articoli, molto chiari e anche "avvincenti" (se mi passa il termine). Evidentemente frutto di studi e analisi non comuni.
    Una lucidità che non sempre si trova negli uomini di potere della Chiesa. Gli "scribi e farisei" sono ancora in mezzo a noi?
    Nella quotidianità di oggi (ma, credo, valga per ogni epoca storica) la lettura del Messaggio è difficile. Forse gli ebrei che hanno avuto a che fare con Gesù in persona sono stati più forrtunati di noi?
    Passerò il collegamento ad altri.

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  4. A Sergio
    Navigando in internet si trovano moltissii siti che si interessano di Bibbia. Alcuni sono veramente interessanti ma spesso usano un linguaggio per iniziati. Io ho scelto di scrivere come parla la gente che conosco cercando soprattutto di far capire il messaggio che la Bibbia rivolge anche a noi. Non ho voluto affrontare questioni difficili con parole troppo tecniche. Tutto il popolo di Dio ha diritto di capire ciò che Dio ha voluto dirgli e non solo i super esperti. Se mi giungeranno altre richieste di chiarimenti cercherò di rispondere nel modo più chiaro e semplice possibile. Resto in attesa di suggerimenti.

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  5. Mi sono letta le tue pagine. Sono chiarificatrici, ma mi piacerebbe saperne anche di più.

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  6. A Rita
    Sono a disposizione per chiarimenti e risposte a curiosità e desiderio di saperne di più sulla Bibbi. Gli argomenti sono così numerosi che non c'è pericolo di esaurire la materia in pochi post. Quindi, coraggio: non aver paura di fare domande. Alla peggio non ti rispondo (ma prometto che non accadrà!).

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