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Scuola on line: Introduzione allo studio della Bibbia

Gli insegnamenti di Don Giovanni Boggio (Biblista)

Gli insegnamenti di Don Giovanni Boggio (Biblista)

venerdì 8 aprile 2011

12. L’attesa del Messia

Quando noi cristiani parliamo del Messia, ci riferiamo spontaneamente alla persona di Gesù di Nazareth. È un dato costante e comune della nostra fede, che vede in Gesù la realizzazione delle promesse fatte da Dio al popolo di Israele attraverso i profeti.
Con una sintesi biblica e teologica impressionante, riferiamo a Gesù tutte le caratteristiche..

che nel corso dei secoli sono state attribuite alla figura del messia. Ogni epoca storica, a seconda delle esigenze del momento, ha visto in questo personaggio del futuro la realizzazione dei suoi sogni di grandezza, di rivincita sugli altri popoli, di liberazione dai nemici, di attuazione del regno di Dio.

Queste idee, nate per motivi contingenti, hanno continuato ad essere presenti nel popolo di Israele anche quando le situazioni storiche si erano modificate talmente da rendere quasi un’utopia il desiderio di un cambiamento nelle condizioni di vita di chi continuava a credere in Dio.

Così la speranza che il messia futuro fosse un discendente della famiglia di Davide ha sostenuto la fede del popolo durante tutto il periodo in cui la dinastia davidica  ha regnato in Gerusalemme, cioè dal 1000 circa avanti Cristo fino all’esilio a Babilonia, terminato nel 539 a.C. Ma con la fine dell’indipendenza e la scomparsa  dalla scena politica della casa regnante di Davide, come si faceva ancora a sperare in un “liberatore” proveniente da una famiglia che aveva portato tutto il popolo alla rovina, fino a rischiare la sua scomparsa? L’attesa di un messia di stirpe regale ebbe un brusco crollo di popolarità, ma continuò in gruppi di fedeli all’ideale monarchico.

Nei periodi di crisi politica e religiosa il popolo aveva trovato un sostegno in alcuni uomini che si erano presentati come inviati da Dio ad incoraggiare gli sfiduciati e a mantenere viva la speranza. Erano i profeti, nei quali la gente vedeva i propri salvatori. In questo periodo il messia veniva pensato con le caratteristiche di un profeta, almeno nei circoli religiosi che si ispiravano alle grandi figure profetiche del passato.

Ma dal punto di vista politico, il potere si era concentrato nelle mani di alcune grandi famiglie di sacerdoti. Queste erano diventate l’unica autorità e l’unico punto di riferimento al quale legare le speranze di riconquistare una propria indipendenza dal potere delle nazioni straniere dalle quali il popolo di Dio era governato. Nel gruppo di Ebrei che contestavano l’autorità di Gerusalemme che si era formato a Qumran, presso le sponde del Mar Morto, si aspettava un messia che avesse le caratteristiche di un sacerdote, veramente fedele a Dio.

Accanto a queste attese ne era sorta un’altra che presentava il messia con caratteristiche soprannaturali, pur appartenendo alla realtà umana. Il titolo dato a questa nuova figura di messia era “figlio dell’Uomo”, descritto come il Signore della storia, padrone di tutte le vicende umane.
Negli scritti del Nuovo Testamento tutte queste caratteristiche del messia sono attribuite a Gesù, anche se non in modo omogeneo e costante. In realtà al tempo di Gesù sembra che nessuno si aspettasse un messia che riassumeva in sé tutti questi titoli. C’erano gruppi diversi, ognuno dei quali pensava ad un messia che avesse l’una o l’altra di quelle caratteristiche. Ciò può spiegare l’accoglienza riservata a Gesù e anche il rifiuto della sua persona da parte di chi non vedeva in lui il tipo di messia che aveva in mente.

Queste ipotesi sono state illustrate durante un convegno di studio che si è svolto a Venezia ai primi di luglio e al quale ho avuto modo di partecipare. Il convegno si è articolato attorno al titolo di “Figlio dell’Uomo” presente nel Nuovo Testamento e soprattutto in alcuni scritti apocrifi sorti nell’ambiente vicino a Qumran.

Giovanni Boggio (Biblista)




 

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