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Scuola on line: Introduzione allo studio della Bibbia

Gli insegnamenti di Don Giovanni Boggio (Biblista)

Gli insegnamenti di Don Giovanni Boggio (Biblista)

giovedì 19 maggio 2011

Antico e nuovo Testamento una sola Bibbia

La riflessione sulla “pienezza dei tempi”, che ci è stata suggerita dalla celebrazione del Natale, ha già introdotto il nostro tema. Forse a qualcuno potrà sembrare un discorso scontato. Chi è convinto che tutta la Bibbia è stata scritta per ispirazione di Dio, non fa fatica a considerare la Sacra Scrittura un’opera molteplice ma unitaria, nella quale lo Spirito Santo ha guidato la riflessione degli autori umani a sviluppare un pensiero indirizzato ad un fine ben preciso.

Ma è ancora piuttosto diffusa tra i cristiani la convinzione che, possedendo il Nuovo Testamento non abbiamo più bisogno di ricorrere alle Scritture ebraiche, in quanto inglobate e perfezionate nella rivelazione ultima e definitiva che ci ha dato Gesù, il nostro Maestro. “Abbiamo il Vangelo e non ci serve altro”, dicono molti cristiani, che all’apparenza dimostrano di avere grande stima per l’insegnamento di Gesù ma che in realtà lo conoscono solo in modo molto superficiale.

I concetti fondamentali della fede cristiana sono incomprensibili per chi non conosca come si sono formati e sviluppati nell’esperienza di Gesù stesso e in quella successiva degli apostoli e dei primi cristiani, tutti provenienti da una fede vissuta nella fedeltà totale alle prescrizioni della Legge di Mosè, la “Torah”.

Nella Bibbia ebraica gli apostoli hanno trovato la spiegazione di quanto era accaduto al loro Maestro. Dal confronto tra quanto conoscevano già e quanto avevano imparato vivendo al fianco di Gesù per tre anni, si sono aperti ad una lettura più in profondità delle pagine sulle quali si fondava la loro fede.

Questo modo di procedere non era affatto arbitrario, ma corrispondeva ad un procedimento abituale nella stessa Bibbia ebraica, che trovava nei nuovi eventi storici stimolo e provocazione a comprendere sempre meglio il progetto di Dio sul suo popolo. Basti pensare all’esperienza dell’esilio a Babilonia e alle riflessioni che ha suscitato, fino a dare origine alla Bibbia che è giunta fino a noi.

L’episodio di Emmaus
L’incontro dei due discepoli con il misterioso viandante è raccontato nel vangelo di Luca. Se lo leggiamo come in filigrana sarà facile scoprire l’atteggiamento dei primi cristiani, disorientati di fronte a quanto accaduto a Gesù e alla ricerca di una spiegazione umanamente improbabile. La tristezza dei due rivela il loro desiderio di capire ma anche lo scoraggiamento che provavano per il fallimento delle attese suscitate dal Maestro.

Il misterioso compagno di viaggio si introduce nella conversazione dei due discepoli e rilegge con loro le pagine della Bibbia che essi conoscevano bene, ma che interpretavano in modo limitato. Egli fa emergere i significati nascosti, mette in luce i collegamenti tra le parole dei profeti e i fatti di cui erano stati protagonisti e così la cronaca della passione e morte di Gesù viene illuminata da quelle pagine che ricevono a loro volta piena luce dal confronto con la tragica vicenda della croce.

La prima predica di Pietro
Nel giorno di Pentecoste gli apostoli furono costretti a presentarsi in pubblico per spiegare quanto era accaduto nelle settimane precedenti. La cronaca di quegli avvenimenti viene interpretata da Pietro non con parole proprie ma con riferimenti continui alle Scritture Sacre degli Ebrei. In questo modo, quello che, partendo da un punto di vista umano, era un fallimento completo dell’utopia predicata da Gesù, diventa la realizzazione di un piano progettato da Dio e manifestato nelle sue linee essenziali dalle parole dei profeti. Promessa e compimento, annuncio e realizzazione, sono i binomi su cui è impostata la predicazione degli apostoli che riescono così a dare ragione della propria fede.

Nella vita della ChiesaSenza questo intreccio complesso tra la Bibbia conosciuta allora e la vita di Gesù non sarebbe sbocciata la fede degli apostoli, non sarebbe nata la Chiesa, non avremmo i vangeli, non esisterebbe il Cristianesimo. Tutto quello che siamo, in quanto credenti, ha avuto origine dalla comprensione nuova delle antiche pagine, determinata dall’esperienza drammatica e poi esaltante vissuta dai discepoli a contatto con Gesù, prima durante la sua vita terrena e poi con il Signore risorto.

La Chiesa per comporre i propri libri sacri, visti come sviluppo di una lunga storia, ha continuato a ricorrere a quello che venne chiamato “Antico Testamento” perché in rapporto al “Nuovo Testamento”, evidenziando così l’unione profonda tra le due parti di un’unica opera.

Nei secoli successivi la Chiesa ha sempre alimentato la propria fede ricorrendo a questa sorgente unica, considerata il dono più grande che Dio le ha fatto. Senza la Bibbia nella sua interezza non si capisce la Chiesa, non hanno senso i sacramenti, non comprendiamo nulla della nostra fede, del perché ci è chiesto di vivere da cristiani. Non sempre questo rapporto è stato messo in primo piano, nonostante il ricorso continuo a tutta la Sacra Scrittura da parte dei primi scrittori cristiani.

Oggi, grazie alle indicazioni del Concilio Vaticano II, la Chiesa Cattolica si è riappropriata del patrimonio di fede da cui ha avuto origine e l’Antico Testamento è ritornato ad occupare il posto che Dio stesso gli ha assegnato. Certamente ciò avviene non senza qualche difficoltà, dovuta a tante cause. Sono però evidenti i segni di un interesse che, se non ha più l’entusiasmo della scoperta di un tesoro rimasto nascosto per troppo tempo, si caratterizza per l’approfondimento nello studio appassionato di tutta la Parola di Dio.

Giovanni Boggio (Biblista)


SPIEGÒ IN TUTTE LE SCRITTURE…

Ed ecco in quello stesso giorno due di loro erano in cammino per un villaggio distante circa sette miglia da Gerusalemme, di nome Emmaus, e conversavano di tutto quello che era accaduto. Mentre discorrevano e discutevano insieme, Gesù in persona si accostò e camminava con loro. Ma i loro occhi erano incapaci di riconoscerlo.  […] Ed egli disse loro: «Sciocchi e tardi di cuore nel credere alla parola dei profeti! Non bisognava che il Cristo sopportasse queste sofferenze per entrare nella sua gloria?». E cominciando da Mosè e da tutti i profeti spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui (Luca 24,13-16.25-27).

Allora Pietro, levatosi in piedi con gli altri Undici, parlò a voce alta così: «Uomini di Giudea, e voi tutti che vi trovate a Gerusalemme, vi sia ben noto questo e fate attenzione alle mie parole: Questi uomini non sono ubriachi come voi sospettate, essendo appena le nove del mattino. Accade invece quello che predisse il profeta Gioele […]
Uomini d'Israele, ascoltate queste parole: Gesù di Nazaret - uomo accreditato da Dio presso di voi per mezzo di miracoli, prodigi e segni, che Dio stesso operò fra di voi per opera sua, come voi ben sapete -, dopo che, secondo il prestabilito disegno e la prescienza di Dio, fu consegnato a voi, voi l'avete inchiodato sulla croce per mano di empi e l'avete ucciso. Ma Dio lo ha risuscitato, sciogliendolo dalle angosce della morte, perché non era possibile che questa lo tenesse in suo potere. Dice infatti Davide a suo riguardo […]
Sappia dunque con certezza tutta la casa di Israele che Dio ha costituito Signore e Cristo quel Gesù che voi avete crocifisso!» (Atti 2,14-16.22-25.36)



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