“Accetto il Vangelo, ma
non l’Antico Testamento”. Sembra incredibile, ma si sentono e si leggono ancora
valutazioni di questo tipo da parte non solo di semplici battezzati ma anche da
chi ha ricevuto il sacramento dell’ordine sacro. I motivi del rifiuto sono
ancora e sempre i soliti. L’Antico Testamento – si dice – è pieno di inviti
alla violenza provenienti da Dio stesso, è costruito su racconti fantastici,
ricorre a storie mitologiche, non ha nessun legame serio con la storia,
rispecchia una cultura che ignora le scienze, ecc. e quindi è inaffidabile.
Soprattutto presenta un’immagine di Dio inaccettabile da noi che crediamo nel
Dio Padre buono e misericordioso che ci ha presentato Gesù nel Vangelo.
Questo quando parlano i
credenti. I non credenti non esitano a mettere anche il Nuovo Testamento
insieme all’Antico e alle religioni che hanno ispirato, nel bidone dei rifiuti.
Tolta di mezzo la Bibbia, rimane poi solo il Corano verso il quale si professa
ammirazione e stima, spesso per motivi di opportunismo politico o per timore di
rappresaglie da parte di islamici fanatici.
Non sono bastati i
documenti prodotti dalla Chiesa cattolica dopo il Concilio Vaticano II
riguardanti i rapporti tra Antico e Nuovo Testamento e tra Cristianesimo ed
Ebraismo, a togliere pregiudizi consolidati da secoli di insegnamenti
fuorvianti e tendenziosi. Né è bastata la Shoà a far aprire gli occhi per
vedere a quali aberrazioni può condurre l’ignoranza guidata dal fanatismo sia
religioso che laico, anche se questo si camuffa da scienza. Vedi gli scienziati
che si sono venduti al nazismo o quelli che ancora oggi sono al servizio dei
produttori di armi protetti dai vari governi.
Che cosa dicono i
Vangeli?
Ma lasciamo da parte il
discorso politico – che conosco solo dall’esterno, da quanto pubblicato dai
giornali – per entrare in quello biblico che mi è più consono. Possibile che i
sostenitori dei vangeli contrapposti alla Bibbia ebraica non si accorgano che
le loro letture sono contrarie a quanto scritto proprio in quei vangeli che
essi esaltano? Nel vangelo di Giovanni è riportata un’affermazione fatta da
Gesù verso la conclusione di una disputa con i Giudei: “Voi scrutate le Scritture credendo di avere in esse la vita eterna;
ebbene, sono proprio esse che mi rendono testimonianza” (Giovanni 5,39). Dunque l’autore del
quarto vangelo è convinto che le Scritture – cioè la Bibbia ebraica – non solo
alludono ad un Messia futuro ma forniscono dei dati precisi che ne permettono
l’identificazione nella persona di Gesù.
Anche nel vangelo di
Luca troviamo la stessa convinzione espressa dal viandante misterioso che si
affianca ai due discepoli lungo la strada per Emmaus: “Sciocchi e tardi di cuore nel credere alla parola dei profeti! Non
bisognava che il Cristo sopportasse queste sofferenze per entrare nella sua
gloria? E cominciando da Mosè e da tutti i profeti spiegò loro in tutte le
Scritture ciò che si riferiva a lui” (Luca
24,25-27). Il viandante si farà riconoscere come lo stesso Gesù che per far
capire il senso della sua vita ha fatto ricorso a quei libri che noi chiamiamo
Antico Testamento.
È comune ai quattro
vangeli il riferimento ai testi sacri conservati dagli Ebrei per spiegare
quanto era avvenuto nella vita di Gesù che nel suo insegnamento si aggancia
sempre a quanto “è scritto” anche quando sembra contraddirlo. L’evangelista
Matteo riporta un’affermazione di Gesù che sintetizza tutta la sua vita: “Non pensate che io sia venuto ad abolire la
Legge o i Profeti; non son venuto per abolire, ma per dare compimento. In
verità vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, non passerà
neppure un iota o un segno dalla legge, senza che tutto sia compiuto” (Matteo 5,17-18).
Oltre ai vangeli anche
gli altri libri del Nuovo Testamento sono disseminati di citazioni della Bibbia
ebraica, anche se sono riportate non in ebraico ma in greco, la lingua usata
per l’antica traduzione conosciuta come i Settanta
(LXX). Ciò dimostra quanto fosse radicata la convinzione del legame profondo
che unisce le due raccolte di libri ritenuti sacri dai cristiani che non
mostrarono alcun imbarazzo di fronte a testi che solo in seguito sono stati
percepiti come scandalosi o per lo meno inopportuni.
Quando il cinema
combina guai
Se a questa
ipersensibilità (che a volte ha raggiunto la pruderie) si aggiunge la difficoltà oggettiva di leggere i testi
antichi nel loro ambiente di origine e non in quello dei lettori successivi, si
capisce anche la posizione della Chiesa cattolica che è arrivata a proibire non
solo la lettura ma addirittura il semplice possesso della Bibbia. Accanto a
queste chiusure basate su pregiudizi si è sempre mantenuto un contatto con i
libri sacri nel loro complesso, anche se è stata data la preferenza ad alcuni. Così
è avvenuto per il libro dei Salmi, forse il più letto e amato tanto da
diventare il modello della preghiera, anche perché lo stesso Gesù vi ha fatto
ricorso nel momento più drammatico della sua vita prima di morire in croce (Matteo 27,46; Marco 15,34).
Altri libri dell’Antico
Testamento sono entrati nella nostra cultura per alcuni racconti
particolarmente suggestivi, grazie anche alla letteratura, al cinema e alla TV.
Purtroppo le esigenze dello spettacolo hanno portato a dare un rilievo
eccessivo ad episodi che già nei testi biblici erano stati presentati con toni
enfatici, com’era l’uso di tutti gli storiografi del mondo antico. Il risultato
di questa operazione – dovuta principalmente a motivi commerciali – è stato un
deprezzamento del testo biblico, compreso quello dei vangeli, visto come una
raccolta di favole per bambini.
È stata la
dimostrazione che Antico e Nuovo Testamento sono uniti in modo strettissimo tra
di loro e che la disistima nei confronti di uno, prima o poi coinvolge anche
l’altro. Mi verrebbe voglia di ripetere le parole di Gesù riguardo al
matrimonio: “Quello che Dio ha congiunto,
l’uomo non lo separi” (Matteo
19,6).
Concludo ricordando
brevemente che senza la Bibbia ebraica non si capisce che cosa significa
Messia, peccato, sacrificio, redenzione, salvezza, Dio Padre, popolo di Dio,
alleanza… e si potrebbe continuare con qualità che attribuiamo alla nostra
Chiesa come se fossero cose scontate. Ma non lo sono, e voler tagliare le
radici che ci mantengono in vita è condannare a morte la nostra fede.
Cosa che mi auguro non
rientri nelle intenzioni di chi contrappone il Nuovo al Testamento Antico che,
se letto con metodo veramente scientifico, non è quella raccolta di storielle
più o meno ridicole e poco edificanti come pensano molti. Però non è nemmeno un
repertorio intessuto soltanto di buoni esempi da riprodurre in fotocopia, come
vorrebbero i buonisti alla ricerca di letture rilassanti.
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.