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Scuola on line: Introduzione allo studio della Bibbia

Gli insegnamenti di Don Giovanni Boggio (Biblista)

Gli insegnamenti di Don Giovanni Boggio (Biblista)

giovedì 6 aprile 2017

NUOVA ALLEANZA VS. ANTICA ALLEANZA?




“Accetto il Vangelo, ma non l’Antico Testamento”. Sembra incredibile, ma si sentono e si leggono ancora valutazioni di questo tipo da parte non solo di semplici battezzati ma anche da chi ha ricevuto il sacramento dell’ordine sacro. I motivi del rifiuto sono ancora e sempre i soliti. L’Antico Testamento – si dice – è pieno di inviti alla violenza provenienti da Dio stesso, è costruito su racconti fantastici, ricorre a storie mitologiche, non ha nessun legame serio con la storia, rispecchia una cultura che ignora le scienze, ecc. e quindi è inaffidabile. Soprattutto presenta un’immagine di Dio inaccettabile da noi che crediamo nel Dio Padre buono e misericordioso che ci ha presentato Gesù nel Vangelo.


Questo quando parlano i credenti. I non credenti non esitano a mettere anche il Nuovo Testamento insieme all’Antico e alle religioni che hanno ispirato, nel bidone dei rifiuti. Tolta di mezzo la Bibbia, rimane poi solo il Corano verso il quale si professa ammirazione e stima, spesso per motivi di opportunismo politico o per timore di rappresaglie da parte di islamici fanatici.

Non sono bastati i documenti prodotti dalla Chiesa cattolica dopo il Concilio Vaticano II riguardanti i rapporti tra Antico e Nuovo Testamento e tra Cristianesimo ed Ebraismo, a togliere pregiudizi consolidati da secoli di insegnamenti fuorvianti e tendenziosi. Né è bastata la Shoà a far aprire gli occhi per vedere a quali aberrazioni può condurre l’ignoranza guidata dal fanatismo sia religioso che laico, anche se questo si camuffa da scienza. Vedi gli scienziati che si sono venduti al nazismo o quelli che ancora oggi sono al servizio dei produttori di armi protetti dai vari governi.

Che cosa dicono i Vangeli?

Ma lasciamo da parte il discorso politico – che conosco solo dall’esterno, da quanto pubblicato dai giornali – per entrare in quello biblico che mi è più consono. Possibile che i sostenitori dei vangeli contrapposti alla Bibbia ebraica non si accorgano che le loro letture sono contrarie a quanto scritto proprio in quei vangeli che essi esaltano? Nel vangelo di Giovanni è riportata un’affermazione fatta da Gesù verso la conclusione di una disputa con i Giudei: “Voi scrutate le Scritture credendo di avere in esse la vita eterna; ebbene, sono proprio esse che mi rendono testimonianza” (Giovanni 5,39). Dunque l’autore del quarto vangelo è convinto che le Scritture – cioè la Bibbia ebraica – non solo alludono ad un Messia futuro ma forniscono dei dati precisi che ne permettono l’identificazione nella persona di Gesù.

Anche nel vangelo di Luca troviamo la stessa convinzione espressa dal viandante misterioso che si affianca ai due discepoli lungo la strada per Emmaus: “Sciocchi e tardi di cuore nel credere alla parola dei profeti! Non bisognava che il Cristo sopportasse queste sofferenze per entrare nella sua gloria? E cominciando da Mosè e da tutti i profeti spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui” (Luca 24,25-27). Il viandante si farà riconoscere come lo stesso Gesù che per far capire il senso della sua vita ha fatto ricorso a quei libri che noi chiamiamo Antico Testamento.

È comune ai quattro vangeli il riferimento ai testi sacri conservati dagli Ebrei per spiegare quanto era avvenuto nella vita di Gesù che nel suo insegnamento si aggancia sempre a quanto “è scritto” anche quando sembra contraddirlo. L’evangelista Matteo riporta un’affermazione di Gesù che sintetizza tutta la sua vita: “Non pensate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non son venuto per abolire, ma per dare compimento. In verità vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, non passerà neppure un iota o un segno dalla legge, senza che tutto sia compiuto” (Matteo 5,17-18).

Oltre ai vangeli anche gli altri libri del Nuovo Testamento sono disseminati di citazioni della Bibbia ebraica, anche se sono riportate non in ebraico ma in greco, la lingua usata per l’antica traduzione conosciuta come i Settanta (LXX). Ciò dimostra quanto fosse radicata la convinzione del legame profondo che unisce le due raccolte di libri ritenuti sacri dai cristiani che non mostrarono alcun imbarazzo di fronte a testi che solo in seguito sono stati percepiti come scandalosi o per lo meno inopportuni.

Quando il cinema combina guai

Se a questa ipersensibilità (che a volte ha raggiunto la pruderie) si aggiunge la difficoltà oggettiva di leggere i testi antichi nel loro ambiente di origine e non in quello dei lettori successivi, si capisce anche la posizione della Chiesa cattolica che è arrivata a proibire non solo la lettura ma addirittura il semplice possesso della Bibbia. Accanto a queste chiusure basate su pregiudizi si è sempre mantenuto un contatto con i libri sacri nel loro complesso, anche se è stata data la preferenza ad alcuni. Così è avvenuto per il libro dei Salmi, forse il più letto e amato tanto da diventare il modello della preghiera, anche perché lo stesso Gesù vi ha fatto ricorso nel momento più drammatico della sua vita prima di morire in croce (Matteo 27,46; Marco 15,34).


Altri libri dell’Antico Testamento sono entrati nella nostra cultura per alcuni racconti particolarmente suggestivi, grazie anche alla letteratura, al cinema e alla TV. Purtroppo le esigenze dello spettacolo hanno portato a dare un rilievo eccessivo ad episodi che già nei testi biblici erano stati presentati con toni enfatici, com’era l’uso di tutti gli storiografi del mondo antico. Il risultato di questa operazione – dovuta principalmente a motivi commerciali – è stato un deprezzamento del testo biblico, compreso quello dei vangeli, visto come una raccolta di favole per bambini.

È stata la dimostrazione che Antico e Nuovo Testamento sono uniti in modo strettissimo tra di loro e che la disistima nei confronti di uno, prima o poi coinvolge anche l’altro. Mi verrebbe voglia di ripetere le parole di Gesù riguardo al matrimonio: “Quello che Dio ha congiunto, l’uomo non lo separi” (Matteo 19,6).

Concludo ricordando brevemente che senza la Bibbia ebraica non si capisce che cosa significa Messia, peccato, sacrificio, redenzione, salvezza, Dio Padre, popolo di Dio, alleanza… e si potrebbe continuare con qualità che attribuiamo alla nostra Chiesa come se fossero cose scontate. Ma non lo sono, e voler tagliare le radici che ci mantengono in vita è condannare a morte la nostra fede.

Cosa che mi auguro non rientri nelle intenzioni di chi contrappone il Nuovo al Testamento Antico che, se letto con metodo veramente scientifico, non è quella raccolta di storielle più o meno ridicole e poco edificanti come pensano molti. Però non è nemmeno un repertorio intessuto soltanto di buoni esempi da riprodurre in fotocopia, come vorrebbero i buonisti alla ricerca di letture rilassanti.


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