MISERICORDIAE VULTUS
Il volto della
misericordia – è il titolo della Bolla di indizione dell’anno giubilare – è il
volto di Gesù che rende visibile la misericordia del Padre. L’iconografia
tradizionale ha rappresentato Gesù quasi sempre con un’espressione seria, quasi
severa fino a mostrarlo sofferente nell’agonia sulla croce. Ma l’immagine che
ne danno i vangeli è ben diversa. Certamente gli evangelisti non ci offrono
descrizioni particolareggiate del suo volto, però presentano Gesù in situazioni
che lasciano supporre gesti, tono di voce, sguardo e atteggiamento adeguati
alle diverse circostanze.
Quindi non è arbitrario
immaginare Gesù che piange per la morte dell’amico Lazzaro, perché lo afferma
lo stesso vangelo di Giovanni. Perciò possiamo anche chiederci se i bambini
sarebbero andati attorno a Gesù se si fosse presentato come quando ha messo a
soqquadro i cortili del Tempio rovesciando i banchi dei mercanti o quando
lanciava le minacce contro i farisei ipocriti o quando denunciava l’arrivismo
di Giacomo e Giovanni e la reazione irosa degli altri apostoli? Si potrebbe
continuare elencando situazioni nelle quali il Maestro doveva esprimere la
sua misericordia in forme differenti se
voleva davvero farsi capire.
La Bolla del papa,
partendo proprio dal volto di Gesù con le sue molteplici espressioni, presenta un’ampia selezione di testi biblici
da cui emergono le caratteristiche della misericordia di Dio, iniziando dai
libri dell’Antico Testamento, attraverso i Vangeli fino all’esperienza di
Paolo. Ne esce un quadro ricco di messaggi consolanti che aprono il cuore alla
fiducia sorretta dalla certezza che Dio ci ama sempre, in ogni circostanza, nonostante
i nostri peccati.
La prima parte del
documento può essere vista come un inno alla gioia, dove tutto è bello e
positivo, dove anche il male passa in secondo piano, cancellato dall’amore di
un Padre che tutto perdona.
Con il paragrafo 19 la
sinfonia cambia tonalità. La dominante è sempre la misericordia ma emerge
prepotente la causa che costringe Dio a mostrarsi misericordioso: il peccato
dell’uomo. Papa Francesco non esita a denunciare i comportamenti aberranti di
un’umanità che sembra travolta da una furia devastatrice incontrollabile. Ma a
questo punto cessano quasi del tutto i riferimenti alla Bibbia, che pure
potrebbero essere almeno altrettanto numerosi di quelli elencati in precedenza.
Mi pare significativo
che per descrivere il male che travolge l’umanità non si faccia ricorso alle
citazioni bibliche così abbondanti quando si presentava la misericordia di Dio.
Sembra quasi che il peccato non abbia bisogno di pezze d’appoggio per essere
riconosciuto, tanto è evidente la sua presenza. Si potrebbe anche pensare al
desiderio inconscio di non gettare sulla Bibbia l’ombra del sospetto di
connivenza con il male descritto, se non addirittura di incitamento a
commetterlo. Il clima di questi tempi drammatici potrebbe anche indurre ad
interpretazioni di questo tipo.
Con questo dubbio è
inevitabile rileggere la prima parte del documento confrontando le citazioni
con i testi completi da cui sono tratte. Nel libro dell’Esodo al capitolo 34
nel versetto 6 si legge che “Dio è misericordioso e pietoso”, affermazione
centrale di tutta la Bolla e commentata con evidente compiacimento insieme alle
numerose altre citazioni dello stesso tipo. Ma la presentazione di Dio nel
testo biblico prosegue dicendo che punisce in modo molto severo non solo chi si
oppone a lui ma anche i figli e i nipoti di chi trasgredisce la legge.
Dunque, stando alla
Bibbia, l’immagine di un Dio misericordioso non può essere dissociata da quella
di un Dio tanto esigente da apparire addirittura iroso e vendicativo. Le
numerose descrizioni di ingiustizie, violenze, massacri collettivi o
individuali corrispondono purtroppo alla storia dell’umanità e costituiscono lo
scenario che spiega e giustifica, secondo la fede del popolo di Israele, gli
interventi di Dio. La Bibbia è la documentazione dei tentativi di trovare una
risposta alle domande angosciose che tutti si ponevano ma che solo alcuni,
particolarmente sensibili e preparati, erano in grado di formulare.
La presenza del male in
tutte le sue manifestazioni è sempre stata evidente anche se difficilmente
comprensibile. Ancora più difficile da spiegare e accettare è l’azione di un
Dio onnipotente e buono considerato come un padre, che dimostra il suo amore con
interventi che sembrerebbero dettati da sentimenti di segno opposto. Soltanto a
distanza di tempo la fede aiuta a rileggere quanto accaduto scoprendo un
progetto finalizzato al bene. La Bibbia nel suo insieme, comprendente quello
che chiamiamo Antico (o Primo) Testamento e Nuovo (o Secondo) Testamento,
testimonia questo sforzo di un gruppo di credenti di dare un senso alle vicende
umane a partire dalla storia del popolo di Israele inserita nel quadro più
ampio che abbraccia tutta l’umanità.
Un lettore attento e
senza pregiudizi scopre in questa raccolta di scritti eterogenei composti
nell’arco di alcuni secoli e conservati gelosamente come un tesoro, delle
indicazioni concrete per comprendere e affrontare nel modo giusto quelle che
continuano a presentarsi come le assurdità della vita. La convinzione che Dio
agisce con misericordia si presenta come la chiave di lettura della storia che
viene interpretata come un cammino faticoso di crescita e maturazione
dell’umanità, guidata da Dio.
In questa prospettiva,
diventa evidente che la misericordia raggiunge il suo obiettivo quando l’uomo
dimostra nella sua vita di aver realizzato il progetto che Dio ha su di lui. In
altri termini, con una parola che è stata caricata di molti significati, a
volte anche equivoci, si tratta di “conversione”. L’icona che la rappresenta
meglio, forse è data dal comportamento del figlio che dopo aver abbandonato il
padre ritorna alla casa paterna e viene accolto con gioia. La misericordia che
lo ha sempre accompagnato anche quando era lontano, finalmente può manifestarsi
per quello che è: non condiscendenza né tanto meno complicità con le scelte
sbagliate del figlio quanto piuttosto attesa fiduciosa e sofferta di un
rientro, indipendentemente dalle motivazioni che lo hanno determinato.
Usando un linguaggio
poco teologico ma più comprensibile per i giovani di oggi, ho presentato la
conversione come “la password per accedere alla misericordia”. Però si tratta
di una password fissata dall’autore del programma che non l’ha tenuta
gelosamente nascosta e che non si può modificare a piacere. Non basta nemmeno
conoscerla, bisogna decidere di digitarla al posto giusto e accettare le
condizioni proposte prima di cliccare sull’OK e godere dei vantaggi offerti.
Dopo queste
considerazioni e altre che si possono fare sulla stessa linea, devo riconoscere
che il Dio presentato dalla Bibbia è di un realismo impressionante. Ciò che
colpisce maggiormente la sensibilità moderna mi sembra che sia il rispetto che
dimostra verso l’uomo, verso la sua libertà, con le responsabilità che gli
affida, con la fiducia che ripone in lui considerandolo un interlocutore e un
collaboratore capace di crescere nonostante i rallentamenti o addirittura i
fallimenti che puntualmente si sono realizzati nel corso della storia e che
continuiamo a sperimentare anche nella nostra vita personale.
Un Dio che ci prende
sul serio, che non dice “facciamo finta che non sia successo niente” ma che
continua a ripeterci “smettila di farti del male”. È questo l’identikit di Dio
presentato dalla Bibbia e che siamo invitati a scoprire nel corso di quest’anno
giubilare, senza ricorrere a sotterfugi ingannevoli che hanno come unico
risultato di lasciarci come prima in attesa di un cambiamento in meglio, voluto
da Dio ma che soltanto noi possiamo realizzare.
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