Non
ricordo quante volte ho scritto e parlato su questo tema. Evidentemente non
tutti hanno letto o mi hanno sentito, perché continuo a leggere e sentire
affermazioni del tipo “Anche la Bibbia è violenta!” quando si accenna alle
istigazioni alla violenza presenti nel Corano. Come se, anche ammesso che la
Bibbia esiga da noi, oggi, dei comportamenti aggressivi e dei massacri di
innocenti, sia questo un motivo sufficiente per giustificare quanto avviene non
molto lontano da noi.
Ma
in realtà la Bibbia non inculca la violenza come un precetto divino, anzi
condanna in modo totale ogni genere di sopraffazione anche se non giunge alla
soppressione fisica del nemico. Addirittura la Bibbia indica l’amore come
l’ideale che deve ispirare i rapporti con tutte le persone.
Certamente
le pagine che noi consideriamo ispirate (non dettate!) da Dio contengono
racconti di una violenza inaudita che fanno rabbrividire. Certamente le stragi
dei nemici sono presentate come esecuzione di un ordine divino. Certamente
quando gli Israeliti risparmiano i nemici sono puniti per una disobbedienza
considerata una ribellione molto grave ai voleri della divinità.
Tutto
vero. Non ci vuole molto a comporre un’abbondante antologia di testi,
soprattutto dell’Antico Testamento, che presentano queste caratteristiche. Però
sono racconti che troviamo quasi in fotocopia negli scritti dei popoli in mezzo
ai quali vivevano gli Ebrei, che condividevano convinzioni religiose, abitudini
e comportamenti comuni alle civiltà con cui erano in contatto.
Tra
queste convinzioni spiccava quella di attribuire al dio nazionale la
responsabilità di difendere il suo popolo anche con l’eliminazione fisica dei
nemici. E poiché ogni popolo aveva un dio proprio, la guerra tra popoli era considerata
guerra tra dèi. Forse qualcuno sarà sorpreso di trovare questa mentalità anche
nelle pagine bibliche. Però è un dato di fatto che richiede di essere capito e
non semplicemente ignorato perché ritenuto scomodo.
VENIAMO A NOI
Questa
lunga premessa per giustificare la mia sorpresa quando in una recente
trasmissione di Rai 2 ho sentito un rappresentante di una certa intellighenzia
culturale che va per la maggiore, citare il v. 9 del Salmo 137, quello famoso
che riporta la preghiera di alcuni Israeliti esuli a Babilonia, per dimostrare
che la Bibbia è violenta.
Non
cercate quel versetto nella raccolta dei Salmi per la preghiera dei sacerdoti,
dei religiosi e anche dei laici impegnati. Non lo troverete. È stato
tralasciato (direi: censurato) perché è stato letto dai liturgisti con la
stessa mentalità del guru intervenuto a Rai 2, cioè come espressione di una
volontà divina che incita alla violenza più spregevole, contro bambini
innocenti. E questo dava fastidio alla nostra sensibilità raffinata.
È
il segno preoccupante di un certo modo di leggere la Bibbia con i paraocchi di
una cultura diversa dalla propria senza avere il coraggio di affrontare un
testo per quello che è e per quello che comunica. Nel caso specifico, e in
altri casi analoghi, lo si è fatto per “difendere la Parola di Dio”. In realtà
si ricorreva ad un sotterfugio maldestro che finiva per diventare un ostacolo
in più per capire e accettare il messaggio di Dio rivolto a noi.
Basta
leggere un’altra pagina della Bibbia, il capitolo 29 del libro di Geremia, dove
il profeta riferisce agli stessi Israeliti esiliati a Babilonia, un’esortazione
presentata come esplicita volontà del Dio di Israele “Cercate il benessere del
paese in cui vi ho fatto deportare. Pregate il Signore per esso, perché dal suo
benessere dipende il vostro benessere” (v. 7). Il paese in questione è proprio
Babilonia.
Non
facciamo difficoltà a leggere questa espressione come parola di Dio. Ma anche
il v. 9 del Salmo 137 lo è, per la nostra fede! Come si può spiegare?
La
risposta in un prossimo post. Per ora mi basta sottolineare l’attualità
scottante di questa “Parola” se avessimo il coraggio di annunciarla nella sua
interezza e ragionevolezza agli stranieri che, oltre tutto, non abbiamo
deportato come prigionieri nei nostri paesi.
Senza
volerlo, mi sono riagganciato al post precedente. A dimostrazione di come i
problemi si rincorrono ma anche di come sono legati da un unico filo
conduttore. Basta trovare il bandolo della matassa e tutto può diventare
comprensibile e ragionevole.
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